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Microsoft Surface Pro 7 recensione: è ancora il punto di riferimento, ma occhio alla concorrenza interna
Com’è possibile migliorare quello che da anni è universalmente riconosciuto come il miglior convertibile sul mercato? È esattamente ciò che ho provato a comprendere in queste due settimane in compagnia del Surface Pro 7 di Microsoft. L’azienda di Redmond ha scelto la linea della continuità, senza stravolgere dunque il progetto inaugurato nell’ormai lontano 2015 con il Surface Pro 4. In tal senso, è estremamente significativo il fatto che le Signature Type Cover (le tastiere ad aggancio magnetico) dell’ultimo modello siano compatibili anche con le versioni 2017 e 2018 del “tablet”.
Segno evidente di quanto il design sia rimasto fondamentalmente immutato negli ultimi anni. Ed è probabilmente questo uno degli aspetti su cui Microsoft sarà chiamata a intervenire con le prossime generazioni. Il Surface Pro 7, specie sulla parte frontale, ha un aspetto quasi vintage, viste le importanti cornici che attorniano il display. Messo accanto al nuovo Surface Pro X sembra quasi un prodotto datato, almeno a livello estetico. Eppure, è in grado di offrire la solita eccellente esperienza utente, per un prodotto che ha di fatto rivoluzionato l’intero settore dei dispositivi convertibili.
Arriva la decima generazione di Intel
Le principali novità sono sotto al cofano. Surface Pro 7 è infatti tra i primi a potersi fregiare delle prestazioni offerte dai processore Intel Core di decima generazione con architettura Ice Lake. In particolare, il modello che ci è stato fornito in prova da Microsoft è equipaggiato con CPU Core i5-1035G4, abbinata a 8 Gigabyte di RAM e 256 Gigabyte di SSD. Si tratta probabilmente della versione più equilibrata, completamente fanless (senza ventole, dissipazione completamente passiva) e, proprio in questi giorni, oggetto di offerta per la settimana del Black Friday. Avremo modo però di ragionare sui prezzi nelle conclusioni.
Come da tradizione comunque, Microsoft offre un’ampia gamma di scelta. Il Surface Pro 7 è infatti configurabile anche con processori Intel Core i3 e i7 (sempre di decima generazione), la RAM può spingersi fino a 16 Gigabyte e la memoria interna può toccare 1 Terabyte. Qui però mi sento di muovere una critica all’azienda di Redmond: la memoria interna, anche in questo nuovo modello, è espandibile tramite micro-SD. Una scelta che ho sempre ritenuto poco sensata, per una macchina pensata anche per la produttività in mobilità, nella quale un lettore di schede SD cadrebbe a fagiolo.
Veniamo però al dunque. I nuovi processori Intel hanno portato in dote un oggettivo miglioramento in termini di prestazioni. Da questo punto di vista, abbiamo come metro di paragone sia il Surface Pro 5 che il Surface Pro 6, entrambi miei dispositivi personali. Arriverà nei prossimi giorno un confronto diretto, ma il salto prestazionale è oggettivo: le operazioni risultano più fluide, la gestione di applicativi impegnativi come Photoshop e Premiere è più convincente, la navigazione web con Google Chrome viene portata avanti senza incertezze. Una situazione fotografata alla perfezione anche dai benchmark.
Questo passo in avanti è merito anche dell’efficace sistema di dissipazione. Il processore in questione è infatti caratterizzato da un TDP base di 15W, in grado di spingersi per pochi secondi fino a 25W, e di scendere a 11W con il risparmio energetico attivo. In questo modo, anche nel corso dei benchmark, la piattaforma hardware non va in termal throttling, anche quando entra in azione la GPU integrata Intel Iris Plus. La temperature su core sfiora i 74°C, che si stabilizzano poi sui 67°C. Dati assolutamente in linea con macchine fanless.
Sul retro superiore della scocca, esattamente dove Microsoft ha collocato tutta la componentistica, si toccano i 42°C. Ovviamente, il vantaggio dei Surface Pro risiede nel fatto che, essendo la tastiera sganciabile, questa rimane totalmente fredda (proprio perché tutta la piattaforma hardware è integrata nel tablet), per cui il calore della scocca non viene minimamente percepito dall’utente. In generale comunque, è bene fugare i dubbi attorno alla versione i5.
Esattamente come il Surface Pro 5 e Pro 6, anche il Pro 7 mi ha accompagnato in queste settimane lavorative. Personalmente sono riuscito a compiere tutte le operazioni necessarie per la mia sfera lavorativa: editing foto, montaggio video (Full-HD 60 fps, con il 4K questa versione va in difficoltà), navigazione web con decine di tab aperte, senza dimenticare l’utilizzo multimediale per lo svago. Insomma, siamo difronte a un computer a tutti gli effetti, peraltro in grado di gestire monitor esterni in 4K senza alcun problema, come mostrato nella video recensione.
Tutto questo però ha un prezzo, inevitabilmente pagato dalla batteria. Sulla carta Microsoft dichiara un’autonomia inferiore rispetto alla precedente generazione (13,5 ore contro 10,5 ore di utilizzo continuo), ed effettivamente ho potuto riscontrare questo passo indietro. Con il classico utilizzo per la mia attività lavorativa (editing foto + montaggio video + navigazione web), i consumi si sono attestati sul 25/30% l’ora, con un’autonomia totale di circa 3 ore e 30 minuti (contro le quasi 5 ore riscontrare con il Surface Pro 6).
Con l’utilizzo di Netflix in streaming, i consumi scendono a circa il 13% l’ora, per un totale di 7 ore e 30 minuti di autonomia, mentre con il Surface Pro 6 mi attesto sulle 9 ore e 30 minuti. Insomma, il Surface Pro 7 ha perso un po’ da questo punto di vista a causa di una serie di fattori, tra cui una batteria leggermente meno capiente (43.2 Wh rispetto ai 45 Wh della generazione precedente) e, ovviamente, un netto passo in avanti in termini di prestazioni.
Questo è l’aspetto che mi ha convinto meno. Il discorso è molto simile a quello fatto per la scheda SD: questa è una macchina pensata soprattutto per la produttività in mobilità, per cui il miglioramento dell’autonomia rispetto ai modelli precedenti avrebbe dovuto rappresentare una priorità rispetto alle prestazioni. Intendiamoci, non siamo assolutamente difronte a un’autonomia “disastrosa”, ma il Surface Pro 6 riesce a fare meglio in quest’ambito.
Fortunatamente però, Microsoft inserisce in confezione un caricabatterie da ben 65W, che riesce a ricaricare la batteria da 0 a 100% in circa 1 ora, un vantaggio non da poco quando si è in giro. Peccato per la scelta di proseguire con un connettore proprietario, anziché affidare la ricarica alla porta USB-C, finalmente integrata in questa nuova generazione. Tutti aspetti su cui speriamo che l’azienda di Redmond decida di intervenire il prossimo anno.
Design e display, la forza della continuità
Lo abbiamo detto all’inizio, Microsoft ha scelto la linea della continuità. Se da una parte il design, specie sulla parte frontale, comincia a essere un po’ datato, dall’altra alcune soluzioni rappresentano ancora un vero punto di riferimento per l’intero settore. Una di queste è certamente lo stand posteriore gestito dalla doppia cerniera. Questo consente di poggiare il Surface su una qualsiasi superficie, adeguando l’angolo di inclinazione dello schermo a piacimento, secondo le esigenze.
In questo modo, personalmente sono riuscito a utilizzare il dispositivo per la scrittura nelle situazioni più disparate: aerei, treni, automobili, panchine. Lo stand con la doppia cerniera è certamente una delle più grandi innovazioni costruttive introdotte negli ultimi anni in questo settore, e ha peraltro raggiunto un elevatissimo grado di maturità. Non ci sono infatti scricchiolii o incertezze nel meccanismo, e la versatilità offerta da questa soluzione non ha davvero eguali.
Discorso analogo per l’ergonomia generale, rimasta praticamente immutata. Avere un vero e proprio computer portatile con un peso di appena 771 grammi (poco più di 1 Kg con la tastiera) rappresenta un vantaggio non da poco nell’ottica della trasportabilità. Ancora troppo presto invece per verificare la tenuta, nel tempo, della verniciatura della scocca, che si scalfisce un po’ troppo facilmente con Surface Pro 6 e Pro 5. Provvederemo ad aggiornare la recensione da questo punto di vista.
Nulla da dire sul meccanismo magnetico con il quale la tastiera si aggancia al tablet, sempre solido e affidabile. La tastiera, realizzata in alcantara, è davvero piacevole al tatto e mette a disposizione un’eccellente qualità di digitazione. È ovviamente retroilluminata e integra un trackpad che si conferma come tra i migliori del panorama Windows. Peraltro, quella che vedete ritratta nelle immagini è una delle nuove colorazioni introdotte da Microsoft e denominata Rosso Papavero, davvero molto bella dal vivo.
Rimane discutibile la scelta di non includere in confezione la tastiera (prezzo di listino 184 euro, da acquistare separatamente), che di fatto completa l’esperienza utente del Surface Pro. La solita dotazione di porte (USB-A 3.0, jack audio 3.5 mm e slot micro-SD) è arricchita quest’anno dalla presenza della USB-C, che ha preso il posto della Mini Display Port. Oltre a poter gestire monitor esterni, attraverso questo connettore è anche possibile ricaricare la batteria del tablet, magari attraverso un powerbank.
La parte software è ovviamente affidata a Windows 10, in cui ci si può autenticare attraverso il riconoscimento del volto di Windows Hello, che funziona perfettamente anche al buio grazie alla presenza di uno scanner a infrarossi. La connettività si arricchisce del Bluetooth 5.0 e del Wi-Fi 6, che mette a disposizione una banda in grado di toccare, sulla carta, i 9,6 Gb/s, ovviamente con supporto Dual-Band.
Per quanto riguarda il display, si tratta del solito ottimo pannello touch-screen Pixel Sense da 12,3 pollici con risoluzione di 2736 x 1824 pixel. La luminosità tocca i 451 nit, i profili colore forniti di serie sono due (sRGB e Enhanced) e l’esperienza visiva offerta è di primissimo livello. Molto buoni gli angoli di visuale così come la resa cromatica, mentre la visibilità all’aperto è un po’ disturbata – nelle giornate particolarmente assolate – da un vetro anteriore un po’ troppo riflettente.
Ovviamente, il display è compatibile con la Surface Pen (4.096 livelli di pressione, rivale diretta della Apple Pencil 2) ed è affiancato da due altoparlanti stereo frontali, che offrono un’ottima qualità audio e un volume particolarmente elevato.
Conclusioni: chi dovrebbe acquistarlo?
La gamma Surface Pro ha letteralmente dato un senso compiuto ai tablet. Le debolezze di Windows in termini di applicazioni dal Microsoft Store e di interfaccia touch screen rimangono. Di contro però avere a disposizione un sistema operativo desktop in mobilità, incastonato nelle dimensioni di un dispositivo mobile, rappresenta un vantaggio enorme, soprattutto per alcune categorie di utenti.
Surface Pro 7 è un prodotto eccellente, che deve però fare i conti con la concorrenza interna. Spesso la versione i5/8GB/128GB del Surface Pro 6 viene posizionata in offerta a 699 euro e, considerando la migliore autonomia, è difficile non preferirla. Di contro però, a fronte di un prezzo di listino che parte da 919 euro (1.399 euro per la versione oggetto di questa recensione), il Surface Pro 7 è oggetto proprio in questi giorni di un’interessante offerta.
La versione con i5, 8 Gigabyte di RAM e 128 Gigabyte di memoria interna è infatti in vendita a 799 euro attraverso il Microsoft Store. Nel caso in cui foste alla ricerca di un dispositivo 2 in 1, non fatevelo scappare, con una precisazione importante: la tastiera va sempre acquistata separatamente, ed è un accessorio imprescindibile.
Come già accaduto con i modelli precedenti, i prezzi di listino del Surface Pro 7 sono un po’ troppo elevati, tanto da renderlo poco competitivo rispetto ai predecessori. Di contro però, i dispositivi Microsoft sono spesso oggetto di offerte e promozioni importanti, per cui il consiglio è quello di attendere il momento giusto (la versione più equilibrata rimane quella con i5 e 8 GB di RAM). Su una cosa non c’è dubbio però: nel caso in cui foste alla ricerca di un dispositivo 2 in 1, dovrete certamente bussare alle porte dell’azienda di Redmond.
Microsoft Surface Pro 7
Surface Pro 7 rappresenta la naturale evoluzione del Surface Pro 6. La nuova generazione del 2 in 1 targato Microsoft guadagna i processori Intel Core di decima generazione e la porta USB-C, mantenendo praticamente inalterato il design. Perde un po’ di autonomia, compiendo però un oggettivo passo in avanti in termini di prestazioni. In questo particolarmente segmento, la proposte dell’azienda di Redmond rimane un punto di riferimento per tutti i potenziali acquirenti.
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